Se le mutazioni trattate nei numeri precedenti potrebbero passare inosservate ad un occhio poco esperto o poco attento, quella che tratteremo oggi, certamente, non può non destare interesse anche in quegli allevatori di uccelli che, in vita loro, non hanno mai avuto a che fare con gli indigeni mutati.
L'agata è la prima mutazione del cardellino che ti fa capire subito che stai guardando un "soggetto non normale".
Per mia esperienza personale è forse la mutazione più comune nel cardellino, anche se non si può ancora affermare di averla stabilmente fissata, pur se ci sono ỏỏ portatori del fattore, riprodotti in cattività e un discreto numero di ọọ mutate. Lo scrivente, nella passata stagione cove, era in possesso di ben tre meravigliose ọọ, che ora soggiornano nelle voliere dell'amico Gregorutti e mi auguro che, quando usciranno queste note, saranno già intente ad accudir famiglia.
A differenza del pastello e del bruno, l'agata ha un fenotipo che, cromaticamente, varia in un intervallo di tonalità tra il grigio ed il bruno.
Come pure nel canarino, questo fattore mutante agisce sulla eumelanina bruna e sulla feomelanina inibendole totalmente o riducendole più o meno.
Il cardellino agata, pertanto, presenterà il dorso che potrà variare da un grigio ferro ad un un crema chiaro, passando per un bruno diluito; la tonalità dipende dal quantitativo di eumelanine nere e brune e feomelanine provenienti dai genitori, nonché dal grado riducente del gene mutante intervenuto. I fianchi ed il petto potranno essere bruno chiaro o, a volte, giallini; remiganti, timoniere ed occipite quasi sempre neri lucenti. Il rosso della mascherina ed il giallo delle ali non subiranno modifiche, le zampe saranno carnicine, il becco e le unghie chiare. Quando il fattore mutante è molto spinto, come ho avuto modo di verificare in un mio soggetto (quello più chiaro della copertina), il dorso diviene molto chiaro, fianchi e pettorali spariscono e anche la struttura eumelanica delle remiganti e timoniere subisce lievi modificazioni virando verso una tonalità testa di moro scuro.
E’ difficile trovare in questa mutazione due soggetti Uguali; anche le mie tre ọọ erano una diversa dall'altra. Tutti, però, hanno una caratteristica comune che è quella di scurirsi non poco con la seconda muta, assumendo, in particolare quei soggetti con minore feomelanina, una tonalità cromatica vicina al grigio piombo.
In Belgio ho avuto modo di vedere un cardellino mutato piuttosto particolare; si trattava certamente di un agata, con ottimo nero nelle ali e nella coda, con dorso visibilmente diluito, ma ancora di un bruno compatto e marcato. Secondo questi amici del Nord il vero agata è il loro; Gregorutti ed io dissentiamo e preferiamo senz'altro i nostri.
Geneticamente, anche nel cardellino, il fattore agata si trasmette in maniera recessiva sesso-legata. Quindi, ripetendo, da un ỏ mutato si ottengono già in 1ª generazione oo mutate e ỏ ancestrali portatori; da una ọ mutata, in 1ª generazione tutti soggetti ancestrali,i ỏỏ portatori. Questo se l'altro compagno di coppia è un ancestrale. C'è, poi, da rimarcare, come già detto nel numero precedente, che l'agata è un fattore interessante per arrivare, con l'aiuto del bruno, al cardellino isabella, come già avvenuto nel verdone e nel lucherino,oltre alla grande gamma di super diluiti, ottenibili con il pastello, con l'opale, con il feomelanico etc.
Una piccola nota di chiusura. Nel numero 7 della Rivista apparirà sulla copertina la foto di un soggetto o che, pur non essendolo, vi darà l'idea precisa di come potrà essere il cardellino pastello agata.
Questo è sufficiente per far capire che orizzonti interminabili si aprono al nostro hobby. E, allora,forza amici!!!
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